Recentemente sono stati pubblicati sul sole 24 ore i 7 indicatori della crisi d’impresa, elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (CNDCEC) e presentati a settembre 2019. Si tratta degli indici di bilancio che secondo l’art 13 del nuovo codice della crisi dovrebbero rilevare gli squilibri economici, patrimoniali e finanziari, precursori dell’eventuale crisi aziendale.
Di seguito l’elenco completo degli indicatori della crisi proposto dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti con i dovuti chiarimenti e commenti:
- Patrimonio Netto Negativo
- DSCR previsionale a 6 mesi
- Oneri Finanziari sui Ricavi
- Patrimonio Netto su Mezzi di Terzi
- Attivo a Breve su Passivo a Breve
- Cashflow su Attivo
- Debiti Previdenziali e Tributari su Attivo
Mentre i primi due indicatori di allerta sono stati considerati validi per tutte le tipologie di attività, gli altri 5 indici sono specifici per ciascun settore. Ma partiamo con ordine ed analizziamo ciascuno dei 7 indicatori della crisi d’impresa presentati a settembre 2019.
Patrimonio Netto Negativo
L’inclusione di questo indicatore in ambito di una normativa che introduce gli early warnings ed un approccio alla gestione della crisi di carattere predittivo, pare un po’ contrastante. Quando il Patrimonio Netto di una società è totalmente eroso dalle perdite, siamo ormai in una situazione di piena crisi aziendale (iniziata probabilmente molto prima). Monitorare il Patrimonio Netto è già compito del redattore di bilancio d’esercizio e del sindaco/revisore. Quest’ultimi, devono infatti esprimersi sul cosiddetto going concern, ovvero sui presupposti della continuità aziendale. Nel caso in cui ci si trovi di fronte ad un Patrimonio Netto Negativo, rimangono solo 2 strade:
- Ricostituzione del patrimonio attraverso nuove risorse apportate dai soci ed avvio di un processo di ristrutturazione aziendale;
- Messa in liquidazione della società.
DSCR previsionale a 6 mesi
Il Debt Service Coverage Ratio (abbreviato DSCR) previsionale a 6 mesi è invece un indicatore predittivo. Il DSCR a 6 mesi risponde alla richiesta del legislatore di dare evidenza della sostenibilità dei debiti almeno per i 6 mesi successivi. L’indice non deve essere inferiore a 1 che tradotto significa che i flussi di cassa operativi (nettati dalle imposte) devono essere superiori ai flussi in uscita per il pagamento dei debiti bancari. Abbiamo già approfondito le modalità di calcolo del DSCR nell’articolo sul fabbisogno finanziario, per cui vediamo qui solo alcune implicazioni e considerazioni.
Il problema, ravvisato dai commercialisti, sta nel cambiamento “epocale” che comporta l’approccio forward looking rappresentato in questo caso dal DSCR a 6 mesi. La novità ha suscitato preoccupazioni tali da richiedere già la proroga del termine dell’entrata in vigore del nuovo codice della crisi, prevista per il prossimo 15 agosto 2020. Moltissime PMI italiane, non solo non sono attualmente in grado di fare una previsione del cashflow a 6 o 12 mesi, ma spesso fanno fatica anche ad ottenere una contabilità aggiornata su base trimestrale, richiesta dall’adeguata verifica (vedi la serie di articoli sulla procedura di allerta).
Per questi motivi il CNDCEC ha proposto di utilizzare i prossimi 5 indicatori nel caso in cui il DSCR a 6 mesi non fosse calcolabile o attendibile. Questo è chiaramente un passo indietro (un compromesso), rispetto alla logica forward looking voluta dal legislatore, ed è chiaro che anche un modello di 5 indicatori di natura consuntiva non ha la stessa precisione nell’evidenziare la sostenibilità dei debiti nei 6 mesi successivi.
Nella tabella sottostante sono riportati i valori soglia dei 5 indicatori di allerta …
L’articolo 7 indicatori della crisi d’impresa si trova su SISTEMI DI ALLERTA.